Di sicuro originale come metodo di narrazione e di sviluppo, parte da articoli di giornale e basa un intero dialogo sui commenti a tali articoli, ma personalmente l'ho trovato un po' noioso e ripetitivo. L'acume di Dipin non spicca nelle numerose liste dettagliate alla ricerca degli errori dei vari giornalisti, sembra tutto troppo facile e manca un'eventuale botta e risposta impossibile trattandosi del commento di un testo scritto. Infatti è Dupin stesso che ogni volta deve sollevare ipotetiche obiezioni alle proprie confutazioni e alla lunga ho trovato questo metodo un po' pesante.
Per quanto riguarda la storia in sé non mi ha colpito molto, è un fatto di cronaca e Poe/Dupin ha trovato un'ottima pista scartando le ipotesi errate espresse fino ad allora e indirizzando le indagini verso una direzione diversa ma ben più plausibile. Però il tutto risente del tempo. Trattandosi di un fatto di cronaca a noi sconosciuto, mentre all'epoca evidentemente era molto famoso, perde molto del suo fascino il ritrovarsi di fronte ad un acuto scrittore che riesce (o prova) a risolvere un caso basandosi solo su articoli di giornale. Non sembra qualcosa di così eclatante. Il fatto in sé non è così particolare, al contrario degli altri due casi di Dupin, proprio come il personaggio stesso sottolinea. Si tratta di un caso ordinario e dunque proprio per questo è più difficile da risolvere. Ma purtroppo è meno avvincente leggerne l'indagine, specie con un metodo così "passivo" che si riduce a mettersi in casa in pantofole a leggere alcuni articoli (e far funzionare il cervello, ovviamente).
Insomma, rimane comunque un racconto di Poe e dunque è un piacere leggerlo, ma mi ha un po' deluso e capisco bene il motivo della mia scarsa memoria. Non sarà mai tra i miei racconti preferiti.