Poi scoppiò la rivoluzione e per ognuno di noi, anche se in momenti diversi, l'esistenza cambiò.
Per qualcuno, ciò avvenne quando salì a bordo di una nave a Sebastopoli, per altri quando i soldati di Budennyj entrarono in un villaggio della steppa.
Per me, nel bel mezzo della placida vita di Pietroburgo.
Non c'erano lezioni al Conservatorio. Mitenka, che era a Pietroburgo già da un mese (era venuto a studiare composizione),
arrivò da noi la mattina del 25 ottobre, mentre la mamma era a letto con l'influenza.
Suonò il piano, mangiammo, poi si addormentò.
Come mi ricordo quel giorno! Non so perché, ero indaffarata a cucire qualcosa.
La sera giocammo a carte tutti e tre, mi rammento persino che a cena avevamo mangiato manzo e cavolo
Nina Berberova, L'accompagnatrice, (1934) 1985, tr. it. L. Prato Caruso, Feltrinelli 1987, pp.15-16
Prima di diventare accompagnatrice di una famosa cantante, SoneÄka, la giovane pianista russa che narra questa storia,
ha vissuto nella povertà e nell'umiliazione.
Figlia unica di una professoressa di pianoforte, non ha mai conosciuto il padre – un giovanissimo allievo della madre-
e vive delle scarse lezioni di piano che si riescono a impartire, negli anni che seguono la rivoluzione d'ottobre.
L'incontro – nel 1919 – con la cantante Marija Nikolaevna, bella, amata dagli uomini e acclamata dal pubblico, porterà un cambiamento fatale nella sua vita, fatta fino ad allora di poche presenze.
Tra queste c'è Mitenka, l'unico allievo rimasto alla madre.
Grazie a lui, SoneÄka conoscerà la cantante e la seguirà fino a Parigi, grazie alla visita che Mitenka fa alle due donne, a Pietroburgo la mattina del 25 ottobre, giorno indimenticabile per la catena di conseguenze imprevedibili a cui dà inizio.