Complici sette ore di viaggio in treno alla fine l'ho letto anche io. È stato tra le letture più sofferte di quest'anno. L'avevo iniziato a settembre ed ero arrivato a pagina trenta, l'altra settimana l'ho ripreso in mano e l'ho ricominciato da capo. Non avendo trovato la stessa edizione in biblioteca non potevo sapere a che punto fossi arrivato a settembre visto che le pagine non corrispondevano, ma onestamente non ricordavo nulla. Adesso che l'ho finito ho la certezza che già tra una settimana non ricorderò nemmeno di cosa parlasse questo libro. Diciamo che si tratta di un libro focalizzato sullo stile e la narrazione che non sulla storia. È una lunga odissea nella giornata della protagonista che permette all'autrice di approfondire tematiche legate soprattutto alla società tramite il punto di vista molto introspettivo dei personaggi che si succedono nel romanzo. Sicuramente lo stile è fondamentale, un flusso di coscienza particolarissimo e frammentario che passa spesso attraverso flashback e cambi di voce narrante in maniera abbastanza ostica. Personalmente non sono riuscito ad "abituarmi" allo stile, come aveva scritto Lucky e il risultato è che non sono riuscito ad apprezzare il romanzo. Non è tanto la lentezza, come diceva Aleman, quanto proprio questo stile eterogeneo che salta di palo in frasca seguendo più i percorsi mentali e di associazione di idee dei personaggi che non una storia lineare.
Insomma ho scoperto che Virginia Woolf non è una scrittrice adatta ai miei gusti, ma è sempre giusto affrontare autori famosi almeno per sapere che non fanno per me.
Detto questo spero che se mai vorremo ripetere l'esperienza chi proporrà il titolo da leggere sia capace di valutare consapevolmente la scelta e magari dare modo anche agli altri di capire il tipo di lettura in cui ci si sta impegnando. Perché io venivo da un periodo in cui ho praticamente smesso di leggere e dover riprendere con un titolo così ostico, per me almeno, è stata davvero una brutta esperienza.